Biografia di don 

GIUSEPPE FABIANI

 

Don Giuseppe Fabiani nacque ad Ascoli Piceno il 21 febbraio 1897, terzo di undici figli, da Pietro, apprezzato falegname, e da Maria Sospetti, sarta. A dieci anni entrò in seminario e nel 1916, a diciannove, fu chiamato a Roma nell'arma dei carabinieri e successivamente fu mandato per alcuni mesi a Montelibretti a comandare la locale stazione, con il grado di vice brigadiere. Il periodo romano lo avvicinò al mondo della storia e dell'arte, permettendogli di approfondire gli studi presso la biblioteca vaticana.  

La Famiglia

Nel 1919, dopo il congedo, rientrò in seminario con una vocazione religiosa ormai collaudata nel cosciente superamento delle distrazioni e delle tentazioni del periodo militare. Ordinato sacerdote, celebrò la prima messa il 7 agosto 1921. Tornò di nuovo a Roma per laurearsi e quindi, in Ascoli, insegnò latino e greco, prima in seminario poi al liceo classico, sacra scrittura in seminario ed infine religione nelle scuole statali. Nel 1923 divenne parroco di Fundi e Talvacchia; durante la settimana tornava in città, essendo l'unico insegnante di sacra scrittura. Nel 1927 rientrò definitivamente in Ascoli, dove fu parroco di S.Giacomo Apostolo per ben trentadue anni, fino al 31 dicembre del 1959. Fu il suo periodo più fecondo, durante il quale manifestò doti non comuni sia in campo pastorale, come educatore di diverse generazioni di giovani, sia in campo culturale, come ricercatore di documenti inediti sulla vita ascolana. Un altro suo grande merito fu quello di aver ridonato alla città una splendida chiesa romanica, ridotta in condizioni pietose, realizzandone con coraggio e determinazione il restauro.

Molti furono i riconoscimenti che ebbe in vita: nel 1954 fu nominato monsignore, fu socio della Brigata Amici dell'Arte, ispettore onorario ai Monumenti e alle Antichità per il territorio ascolano e socio della Deputazione di Storia Patria delle Marche.

La sua forte fibra di buon montanaro fu scossa nel novembre del 1954 da un improvviso infarto che lo colse in sacrestia. Si riprese bene, ma nel 1960, a causa del manifestarsi del morbo di Parkinson, si rese conto di non poter dare più alla parrocchia la sua forza propulsiva; lui, che non aveva mai posto limiti alla dedizione verso gli altri, ne lasciò la conduzione e si ritirò in casa fra i suoi libri. Il progredire della malattia cominciò ad impedirgli di continuare le sue ricerche come voleva; seguitò ancora un pò, finché la mano lo sorresse, a scrivere e ad appuntare perché dopo di lui qualcuno riprendesse quelle carte che con infinito rammarico lasciava incomplete. Celebrò messa in casa fino al 18 giugno, anniversario della morte del padre, giorno in cui si trasferì ad Acquaviva di Nerola, sulla Salaria a 35 km da Roma, presso la casa di riposo per sacerdoti "Regina Pacis", dove il 30 giugno 1965 morì per una polmonite fulminante a 68 anni. Il giovedì successivo la salma fu trasferita in cattedrale e alle 17,30 di venerdì fu celebrata la messa di suffragio dal vescovo Morgante.

Il busto

Fu commemorato un anno dopo la sua morte, il 3 novembre 1966, con un discorso del senatore Raffaele Elia per iniziativa della locale Brigata Amici dell'Arte e della Deputazione di Storia Patria per le Marche che lo aveva avuto tra i suoi soci e deputati, e fu celebrato solennemente nella Sala della Vittoria del Comune di Ascoli il 28 dicembre 1974, in occasione dello scoprimento di un busto bronzeo eseguito dallo scultore Giuseppe Marinucci. Attualmente, l’opera è conservata nella Biblioteca Comunale ‘Gabrielli’ nella sala dedicata a Fabiani.