CHIESA DI  SAN PIETRO  MARTIRE

( Dalla ricerca di Paola Antonini e Lina Pagano)

 

 

  La facciata è semplicissima e si compone di un vasto piano, interrotto da quattro lesene e concluso centralmente da due mezzi frontoni. Al centro si apre una finestra orbicolare affiancata da due aperture circolari più piccole. L'ampio portale, con piedistalli e cimasa di ordine toscano, è opera aggiunta nella seconda metà del sec. XVII, su disegno di Giuseppe Giosafatti.

 

   La costruzione del maestoso edificio che costituisce il prototipo più completo e persuasivo dell'arte gotica locale ispirata ad una spoglia ed austera semplicità, fu iniziata attorno al 1280, venti anni dopo circa il tempio di S. Francesco.

  Sorge nel medesimo luogo in cui Frate Pietro da Verona poi santo e martire, nel 1250 aveva fondato in Ascoli l'Ordine Domenicano, erigendo una chiesa di modeste proporzioni e di stile romanico, distrutta da un incendio intorno al 1255-57. Il nuovo edificio, che si volle più grandioso delle chiese di S. Francesco dei Frati Minori e di S. Agostino degli Eremitani, fu dedicato a lui.

  Sul fianco sinistro, al di sopra di una alta zoccolatura, salgono numerose e svelte lesene che ripartiscono l'ampia superficie. Cinque finestroni ogivali alleggeriscono l'austera semplicità della massa. Il portale, d'ordine dorico, aperto nel 1523 su disegno di Cola dell'Amatrice, ha nell'architrave gli emblemi della Passione.

  La parte conclusiva del Tempio, con le tre movimentate absidi poligonali, nella perfetta proporzione dell'insieme, esprime in pienezza lo slancio ascensionale, mentre l'eleganza dei lunghi finestroni gotici dona una nota di leggerezza e di sobria decorazione.

 

  L'interno basilicale si impone per la vastità delle proporzioni e degli spazi ( la più spaziosa chiesa ascolana), per la semplicità degli altari e la luminosità dell'ambiente a tre navate, con ariose arcate sostenute da otto colonne rotonde. Nelle modifiche apportate nella metà del XVI secolo, gli archi furono voltati a pieno centro e la primitiva copertura con volte a capriate venne nascosta dalle attuali volte piene, a mattoni, realizzate elevando sopra a ciascuna colonna un pilastro con capitello toscano che serve da imposta alle volte della navata maggiore, curvate a pieno sesto.

  La zona presbiteriale, l'unica che conserva più spiccatamente i caratteri gotici, è anche la più rimarchevole per la dosatura dei piani e l'armoniosità dello stile. Ogni singola navata si conclude con una tribuna poligonale a nervature raggiate.  

 

   L'abside centrale si apre con ampia curva cui danno movimento quietamente ascensionale i costoloni che salgono esili per congiungersi al culmine. Tre lunghi finestroni ad archeggiature trilobe sono praticati nell'abside maggiore e due in quelle laterali.

 

  I numerosi altari ionici, in travertino,  posti lateralmente ,con colonne scannellate e frontoni spezzati per l'inserimento di edicole, sono opere pregevoli di Antonio di Pietro, Antonio di Silvio e Giuseppe di Silvio Giosafatti.

  Dalla porta a destra della navata di destra si accede nella Sacrestia dove ci sono due notevoli armadi del XVII e XVIII secolo.

 

 

Una volta custodito in sacrestia, oggi esposto nella zona presbiteriale dopo il recente restauro, c'è il pregevolissimo Reliquiario della Sacra Spina, ricco di vivaci smalti e adorno di eleganti fregi.

 

 

  Gli affreschi del Chiostro

  Lungo il muro perimetrale esterno della chiesa, sul braccio nord ed in parte est del ricostruito chiostro del antico convento oggi Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri, sono situate 11 lunette affrescate rappresentanti scene tratte dalla vita di S. Caterina da Siena, protagonista di tutte le lunette ,messe in ordine cronologico dal momento del suo ingresso nell'ordine dei Padri Predicatori alla sua esaltazione nella famiglia Domenicana.La prima serie di otto lunette è interrotta dall'inserimento di un grande affresco che rappresenta l'albero genealogico dei Guzman e prosegue poi in altre due scene.

  L'albero genealogico dei Guzman, famiglia di S. Domenico, databile alla fine del '600, è di sicura originalità nel panorama artistico ascolano e presenta un fattore di unicità in Italia

  L'albero si sviluppa da Don Rodrigo Nunez Guzman, il nonno di S. Domenico, per dividersi poi in due rami: a sinistra i figli spirituali ( santi, beati, vescovi , cardinali, papi) a destra i nobili di Spagna che discendono da re Alfonso XI di Castiglia che si legò a donna Eleonora Guzman.

  La composizione è coronata da una bellissima Madonna del Rosario con Gesù bambino in braccio.

 

IL NUOVO AMBONE

Opera dello scultore Giuliano Giuliani,  in travertino delle Cave di San Marco, è stato inserito, davanti all'altare maggiore, il nuovo ambone:

                                                                                     

Dono delle Famiglie: Paoletti-Migliori

IL NUOVO FONTE BATTESIMALE

Opera dello scultore Giuliano Giuliani, in travertino delle Cave di San Marco, è stato posto nella Cappella della Sacra Spina il nuovo fonte battesimale:

 

Dono della Famiglia Piccioni

IL NUOVO IMPIANTO DI RISCALDAMENTO

 
Il nuovo impianto di riscaldamento è costituito da corpi radianti posti fra i banchi. I collegamenti idraulici sono fatti sotto la pedana in modo che all'esterno non si nota nulla. Lungo il perimetro di tutta la chiesa è posto un corpo riscaldante che si presenta come un battiscopa. Il compito di questo corpo riscaldante è quello di impedire la discesa dell'aria fredda che tende, mentre si abbassa, ad accostarsi alle pareti. In tal modo si forma una bolla di aria calda, alta, da terra,  poco più di due metri, che fornisce un senso di benessere ai fedeli.