CHIESA DI  SANTA MARIA INTERVINEAS

(da "Ascoli Piceno città d'arte" di Antonio Rodilossi)

 

 

  E' una delle chiese più vetuste di Ascoli, di grande valore artistico e monumentale.

  Edificata secondo gli storici locali nel sec. V, fu ricostruita ed ampliata tra il sec. XII e XIII.

  Se ne ha notizia sicura a partire dal 986.Subì danni gravissimi nel 1845-50 con la demolizione delle due navate laterali e del tiburio. E' stata ripristinata nel 1950-54.

  

  Il singolare appellativo "inter-vineas", secondo la tradizione, sarebbe originato dal rinvenimento tra le vigne di Campo Parignano di una icona della Madonna che poi, trasportata in città diede luogo alla edificazione di una chiesa. Secondo altri la denominazione deriverebbe dall'essere stata costruita all'estremità della piazza delle Scaie ( l'attuale piazza del Popolo) dove crescevano delle vigne. Molto probabilmente ebbe tale denominazione perché costruita inter vias.

  Difficile è oggi rintracciare la conformazione dell'edificio originario anteriore al mille.Nel1845-50, temendosi il crollo dell'intera costruzione a causa della pericolante navata di sinistra poggiante sulla roccia poco solida a strapiombo sul Tronto, furono appunto demolite le navate laterali e il tiburio.

  L'ampio prospetto laterale che da sulla piazzetta è ravvivato da monofore oblunghe, sia sulla parte della navatella che sull'alzata della nave mediana. Al centro si apre un portale ricostruito ex novo. 

  Una delle parti originali della chiesa è la fronte posteriore absidale, ricostruita su un'altra più antica; singolari sono le strette e piccole monofore, a due ordini di cui uno si apre quasi a livello dell'attuale piano stradale. Considerando che la parte absidale e il fianco sinistro si inserivano nella cinta urbana, queste aperture sono da ritenersi vere e proprie feritoie di un'abside fortificata, in uso nel sec. XII.

Sulla semplice facciata, bruna e ferrigna, si apre un portale estradosso ad arco acuto, con la cornice formata da rozza sporgenza all'imposta dell'arco.

 

  Isolata dalla chiesa e piantata alla maniera delle torri gentilizie, si leva la possente torre campanaria della fine del sec. XIII, che si distingue fra le altre esistenti in città per la sua arcaica e artistica bellezza. La sua base, fino all'altezza di circa due metri è formata da grossi conci di provenienza romana; a media altezza è ingentilita su ogni lato da due ordini di bifore, poi dalle finestre delle campane e si conclude con una cuspide piramidale. Il concerto campanario si compone di tre bronzi dei quali il maggiore è del 1500.

  L'interno, a tre navate, è ripartito alternativamente da colonne e pilastri, quest'ultimi di forma rettangolare, sostenenti archi a pieno centro. Le navate, per la parziale ricostruzione della chiesa attuata nel sec. XII-XIII, risultano sensibilmente rialzate rispetto al transetto, su cui s'eleva la cupola ripristinata nel 1954.