BREVE STORIA DI ASCOLI
dall'uomo primitivo ai giorni nostri
La città di Ascoli ha una posizione invidiabile, è un pianoro posto alla confluenza tra il fiume Tronto ed il torrente Castellano, con tre lati protetti da rive scoscese ed un quarto lato (verso ovest) costituito da una ripida altura. Il suo territorio, così ben difendibile, ha esercitato sempre una certa attrazione tra i popoli antichi che si perdono però fra leggenda e tradizione. Ne sono un esempio le invasioni pelasgiche e le migrazioni delle popolazioni sabine che, al seguito del “sacro picchio”, invadono da ovest in territorio adriatico. Dal picchio (picus) deriva il nome di Piceni che si dà alle popolazioni del territorio compreso fra il fiume Foglia e del fiume Aterno ed è oggi il simbolo della Regione Marche. Leggende e tradizioni cedono il passo alla storia quando Ascoli, già florida, stringe rapporti commerciali con Roma che, avendo creato una rete viaria, trova logico e naturale raggiungere l’Adriatico seguendo le valli del Tevere, del Velino e del Tronto. Dai rapporti commerciali è facile passare anche agli accordi militari e nel 299 a.C. Roma e i Piceni concludono una alleanza che permette di debellare gli Etruschi e i Sanniti e di respingere i Galli, ma in tempo di pace i Romani non trattano alla pari con i propri alleati e fanno pesare la loro supremazia. Gli ascolani perciò si ribellano e vengono puntualmente sconfitti e costretti alla pace e alla forzata alleanza con Roma: questo accade nel 268 a.C. e soprattutto nella cosiddetta Guerra Sociale . La scintilla che provoca questa guerra scoppia proprio ad Ascoli quando nel 90 a.C. vengono uccisi il proconsole romano Servilio, il suo legato e quanti romani si trovano entro le mura. La reazione dei Romani è terribile, Ascoli viene totalmente distrutta per diventare, in pace, municipio romano. I Romani in queste azioni punitive contro Ascoli trovano sempre un sostegno in Fermo che risulta un’enclave filo-romana nel territorio Piceno. Il Cristianesimo penetra ad Ascoli all’inizio del IV secolo ad opera del Vescovo Emidio il quale viene martirizzato per aver osato battezzare la figlia del prefetto romano Polisia. Nel 576 la città è occupata e saccheggiata dai Longobardi che la annettono al ducato di Spoleto che passerà poi ai Franchi in una alternanza di dieci Conti Longobardi e sette Conti Franchi.
Verso l’anno 1000 inizia il periodo dei Vescovi Conti e iniziano a sorgere le prime torri: quasi una metà di queste (90 su 200) saranno distrutte da Federico II, nel 1242, ci penseranno poi gli ascolani a finirle a demolire utilizzando le pietre per realizzare nuove costruzioni.
Passata la potestà imperiale inizia il dominio papale. I Pontefici però rispettano le libere istituzioni ed i privilegi basilari del regime comunale. Inizia un periodo felice per Ascoli. Capo del Comune è un Podestà, coadiuvato da due Consigli: quello Generale e quello Speciale. Alla fine del XIII secolo si aggiunge l’istituzione del Capitano del Popolo per la difesa dei diritti della plebe. Si compilano i catasti e si sanciscono gli Statuti che, riordinati nel 1377, vengono stampati nel 1496.
Nel 1350 Ascoli, impegnata sempre nelle lotte con Fermo, ingaggia come condottiero delle proprie milizie Galeotto Malatesta, signore di Rimini, che sistemata la questione Fermo, si rende padrone della città, tiranneggiandola, fino a quando non viene cacciato a furor di popolo nel 1356. Stessa sorte accade un secolo dopo a Francesco Sforza che, giunto in città nel 1434 e proclamatosi Signore, viene cacciato alla fine del 1445. Alla città di Ascoli conviene firmare un atto di sottomissione allo Stato Pontificio che affida il governo della città ad un Governatore con mansioni amministrative. Nel 1432 gli Ascolani trattano con il Papa Sisto IV la concessione di una autonomia poitico-amministrativa detta “Libertas Ecclesiastica” che fu poi rinunciata dagli stessi ascolani nel 1502 .
Il secolo XVI risulta essere turbolento come il precedente, componenti di famiglie nobili, come i Guiderocchi e i Parisani, e qualche Governatore, come il cardinale Bezi, fomentano disordini e rivolte popolari che finiscono sempre in devastazioni e morti. Le lotte con Fermo continuano anche se nel 1547, per l’intervento anche di Paolo III Farnese, le due città si riappacificano.
I secoli XVII e XVIII scorrono invece tranquilli. Solo alla fine del secolo XVIII l’invasione francese provoca tumulti, disordini e spoliazioni.
Sotto il dominio napoleonico Ascoli viene fusa in una unica Provincia con Fermo e Camerino, sotto il nome di “Dipartimento del Tronto”. I simboli papali vengono scalpellati, a piazza del Popolo la statua in bronzo di Gregorio XIII viene abbattuta anche perché è in bronzo ed ha un certo valore, mentre le statue di Paolo III e Giulio II rimangono ai loro posti perché in travertino e di nessun valore. Dal 1848-49 molti ascolani partecipano alle Guerre per l’Indipendenza e una lapide, sotto l’androne del Comune, li accomuna ai caduti della Prima Guerra Mondiale (IV guerra per l’Indipendenza).
Con l’unità d’Italia, nel 1861, Ascoli diviene capoluogo di Provincia estesa dal Tronto al Chienti e dal mare alla catena dei Monti Sibillini e questa situazione resta immutata fino alla legge 11/06/2004 che, istituendo la Provincia di Fermo, ha di fatto dimezzato la Provincia di Ascoli.
Ascoli passa attraverso gli anni del fascismo e della seconda Guerra Mondiale, si distingue nella guerra di resistenza ai tedeschi con episodi di autentico eroismo. Il giorno della liberazione il 18 giugno del 1944 si fa festa in città, ma si piangono anche tanti martiri.
Il dopoguerra si presenta difficile, le attività economiche sono legate quasi tutte alla imprenditoria locale e risalgono ai primi anni del ‘900. Un clima di vivace industrializzazione si ha all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso, con l’estensione della Cassa del Mezzogiorno al territorio ascolano. In questo caso però sono interessati alla industrializzazione soprattutto ambienti economici e finanziari esterni che, in gran parte, superato il primi momenti caratterizzati dai finanziamenti statali, abbandonano il territorio, lasciando vuoti i capannoni industriali sorti nella ubertosa vallata del Tronto. Un certo risveglio turistico si nota negli anni del nuovo millennio. D’altra parte Ascoli, con la sua storia, con le sue tradizioni, con le sue eccellenze culinarie (in primis le olive ripiene), con la sua bellezza fatta di costruzioni artistiche in travertino dovrebbe esercitare quel richiamo che esercitò il suo territorio negli uomini primitivi.